Perché Serve un Neologismo per la parola "Tossicodipendente":

Il linguaggio è uno strumento potente che non solo comunica, ma plasma la nostra percezione della realtà. Nel contesto della dipendenza da sostanze, il termine "tossicodipendente" ha acquisito nel tempo connotazioni sempre più negative, stigmatizzando le persone che soffrono di questa condizione. Questa parola, nata con l'intento di descrivere una patologia, è diventata un'etichetta carica di giudizi morali e stereotipi. Alla luce di ciò, si rende necessaria l'introduzione di un neologismo che sia più neutro e rispettoso: "narcopatico".

Evoluzione del Linguaggio nella Medicina e Psicologia

Nella storia della medicina e della psicologia, il linguaggio ha costantemente evoluto per riflettere meglio le conoscenze scientifiche e per rispettare la dignità delle persone affette da varie condizioni. Termini che un tempo erano comuni, come "alienato" o "ritardato", sono stati progressivamente abbandonati a favore di espressioni più rispettose e precise. Questa evoluzione linguistica risponde a un’esigenza non solo etica, ma anche scientifica: descrivere le patologie in modo accurato e senza carichi di stigma. Analogamente, il termine "tossicodipendente" dovrebbe essere sostituito per rispecchiare una comprensione moderna e umana della dipendenza.

Il Problema con "Tossicodipendente"

"Tossicodipendente" è un termine che, per la sua struttura, porta con sé connotazioni negative. La parola è composta da "tossico", che evoca immagini di veleno e danno, e "dipendente", che suggerisce una subordinazione patologica. Questa combinazione non solo descrive una condizione medica, ma tende anche a ridurre la persona alla sua dipendenza, implicando un giudizio morale. In molti contesti, "tossicodipendente" viene utilizzato con intenti dispregiativi, contribuendo a perpetuare il pregiudizio e a ostacolare un approccio empatico e rispettoso alla cura della dipendenza.

La Dipendenza come Patologia, Non come Vizio

La dipendenza da sostanze è una patologia cronica riconosciuta dalle principali organizzazioni sanitarie mondiali, come l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e l'American Psychiatric Association. Questa condizione coinvolge il cervello, influenzando il comportamento e le decisioni della persona affetta. La dipendenza non è una scelta volontaria o un vizio, ma una malattia complessa influenzata da fattori genetici, biologici, psicologici e ambientali, che richiede un trattamento medico e psicologico continuativo.

Condizioni che Portano alla Dipendenza

  1. Fattori Genetici: Una predisposizione genetica può aumentare il rischio di sviluppare una dipendenza, con studi che dimostrano l'influenza ereditaria nella risposta del cervello alle sostanze.

  2. Anomalie Neurologiche: La dipendenza altera i circuiti cerebrali legati alla ricompensa e al controllo, portando a comportamenti compulsivi e rendendo difficile smettere di usare la sostanza, nonostante la consapevolezza dei danni che provoca.

  3. Fattori Psicologici: Condizioni mentali come depressione, ansia e PTSD possono aumentare il rischio di dipendenza, spesso perché le persone usano sostanze per alleviare il dolore emotivo.

  4. Fattori Ambientali: L'esposizione precoce a sostanze, l'influenza dell'ambiente sociale e lo stress possono facilitare lo sviluppo della dipendenza.

Perché "Narcopatico"?

Il termine "narcopatico" è proposto come alternativa a "tossicodipendente" per superare le sue connotazioni negative e offrire una descrizione più neutra e accurata della dipendenza. Ma da dove deriva questa parola, e perché è adatta a sostituire il termine esistente?

Etimologia di "Narcopatico"

  • "Narco-": Questo prefisso deriva dal greco antico "nárkē" (νάρκη), che significa "torpore" o "intorpidimento". In medicina, "narco-" è spesso usato per riferirsi a sostanze che inducono uno stato di sonnolenza, intorpidimento o intossicazione, come nei termini "narcotico" e "narcosi".

  • "-patico": Il suffisso "-patico" proviene dal greco "páthos" (πάθος), che significa "sofferenza" o "malattia". Questo suffisso è comunemente utilizzato in termini medici per indicare una condizione patologica, come in "psicopatico" (relativo a disturbi mentali) o "cardiopatico" (relativo a disturbi cardiaci).

Quindi, "narcopatico" combina "narco-", che si riferisce all'intorpidimento o intossicazione indotta dalle sostanze, con "-patico", che denota una condizione patologica. Il termine risulta quindi etimologicamente coerente con la descrizione di una malattia cronica legata all'uso di sostanze, priva delle connotazioni negative di "tossico" e con un focus sulla patologia piuttosto che sul giudizio morale.

Vantaggi di "Narcopatico"

  1. Neutralità e Precisione: "Narcopatico" evita il carico negativo del termine "tossico", offrendo una descrizione più precisa e rispettosa della condizione medica.

  2. Riconoscimento della Complessità Clinica: Il suffisso "-patico" sottolinea che si tratta di una patologia, favorendo una comprensione della dipendenza come malattia piuttosto che come scelta. Questo contribuisce a spostare l'attenzione dalla condanna morale alla necessità di trattamenti appropriati.

  3. Rispetto e Dignità: Utilizzare "narcopatico" permette di parlare delle persone affette da dipendenza con maggiore rispetto e umanità, riconoscendo la loro condizione come una malattia che merita comprensione e cura.

  4. Riduzione dello Stigma: L'introduzione di un termine più neutro e specifico può contribuire a ridurre lo stigma associato alla dipendenza, facilitando l'accesso alle cure e il supporto sociale per chi ne soffre.

L'Importanza del Linguaggio nel Contesto Accademico e Professionale

Nel contesto accademico e professionale, la terminologia ha un impatto diretto sul modo in cui le condizioni mediche vengono comprese, trattate e percepite. Il termine "tossicodipendente" può introdurre bias e pregiudizi nel discorso clinico, influenzando negativamente non solo la percezione pubblica ma anche l’approccio terapeutico. Un neologismo come "narcopatico" può contribuire a un linguaggio più oggettivo e professionale, promuovendo una comprensione più accurata della dipendenza come patologia. Questo è particolarmente rilevante nelle discipline mediche, psicologiche e sociali, dove la precisione terminologica è fondamentale per garantire che i pazienti ricevano il trattamento adeguato senza essere stigmatizzati.

Storia e Necessità del Cambiamento

La storia della terminologia medica è costellata di esempi in cui le parole hanno influenzato la percezione delle malattie e il trattamento dei pazienti. Termini come "idiota" o "demente" sono stati abbandonati per espressioni più accurate e rispettose, in linea con una maggiore comprensione scientifica e un rispetto più profondo per la dignità umana. Analogamente, il termine "tossicodipendente" deve essere rivisto per riflettere le conoscenze attuali sulla dipendenza e per promuovere una visione più umana e scientifica della condizione.


L'adozione del termine "narcopatico" rappresenta un passo necessario verso un linguaggio più rispettoso e accurato per descrivere le persone con dipendenza da sostanze. Questo neologismo, radicato in una solida etimologia e privo delle connotazioni negative del termine "tossicodipendente", contribuisce a ridurre lo stigma associato alla dipendenza, migliorando la qualità del discorso accademico e professionale. Cambiare il linguaggio è fondamentale per promuovere una comprensione più empatica e scientificamente fondata della dipendenza, facilitando l’accesso alle cure e il supporto per chi ne soffre. "Narcopatico" potrebbe essere la chiave per un linguaggio più rispettoso e una società che riconosce la dipendenza come una malattia e non come un vizio.

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Le autorità hanno emesso un divieto temporaneo su ChatGPT venerdì, con effetto immediato, a causa di problemi di privacy e hanno dichiarato di aver aperto un'indagine su come OpenAI, l'azienda statunitense dietro il popolare chatbot, utilizza i dati. L'agenzia per la protezione dei dati ha dichiarato che gli utenti non erano informati sulla raccolta dei loro dati e che il 20 marzo era stata segnalata una violazione di ChatGPT. "Sembra che non vi sia alcuna base giuridica alla base della raccolta e dell'elaborazione massiccia di dati personali al fine di 'addestrare' gli algoritmi su cui si basa la piattaforma", ha dichiarato l'agenzia. L'autorità ha anche espresso preoccupazione per la mancanza di verifica dell'età degli utenti di ChatGPT. Ha sostenuto che questo "espone i bambini a ricevere risposte assolutamente inadeguate alla loro età e alla loro consapevolezza". La piattaforma dovrebbe essere destinata a utenti di età superiore ai 13 anni. L'agenzia per la protezione dei dati ha dichiarato che OpenAI non potrà trattare i dati degli utenti italiani finché non "rispetterà la normativa sulla privacy". Ad OpenAI sono stati concessi 20 giorni per comunicare le misure che adotterà per conformarsi alle norme italiane sui dati. In caso contrario, potrebbe incorrere in una sanzione fino a 20 milioni di euro (21,8 milioni di dollari), o fino al 4% del suo fatturato globale annuo.

Attacco hacker ai distributori di sigarette: gli anarchici impostano il prezzo dei generi di Monopolio a 0,10 €"

n data 25 marzo 2023, un gruppo di hacker noti per le loro simpatie anarchiche hanno attaccato i distributori di sigarette, fissando il prezzo dei prodotti di monopolio a 0,10 € e rivendicando la liberazione di Alfredo, un anarchico attualmente detenuto. L'obiettivo degli hacker era quello di sabotare il sistema dei distributori di sigarette per rendere più accessibili i prodotti a coloro che non possono permetterseli a prezzo pieno. La scelta del prezzo così basso era volta a richiamare l'attenzione dell'opinione pubblica sulla situazione di Alfredo.

L'azione degli hacker ha suscitato reazioni contrastanti: alcuni hanno elogiato la loro creatività e impegno per la giustizia sociale, mentre altri hanno condannato l'azione, ritenendola pericolosa e potenzialmente destabilizzante per la società. L'evento ha sollevato un acceso dibattito sulla giustizia sociale, la libertà individuale e i limiti della protesta politica, e resta da vedere se porterà a un cambiamento significativo nella politica del governo italiano o rimarrà un episodio isolato nella lotta per i diritti dei detenuti politici e la libertà individuale.







Alfredo è stato condannato per vari reati di natura politica e per questo il gruppo di hacker ha deciso di usare la sua figura come simbolo della loro protesta. Secondo gli hacker, la sua liberazione è una priorità assoluta, e l'attacco ai distributori di sigarette era un modo per sensibilizzare l'opinione pubblica sulla questione.

Il gesto degli hacker ha destato preoccupazione tra le autorità competenti e tra i consumatori, che hanno visto il prezzo dei prodotti di monopolio diminuire drasticamente. Tuttavia, l'azione ha anche suscitato una riflessione sulla necessità di garantire la giustizia sociale e la libertà individuale, e ha messo in luce il ruolo delle proteste politiche nell'affermazione dei diritti dei cittadini.

Resta ora da vedere quali saranno le conseguenze di questo episodio. Gli hacker potrebbero essere perseguiti penalmente per il loro gesto, ma la protesta potrebbe anche avere un effetto positivo sulla politica del governo italiano e sulla condizione dei detenuti politici nel paese. Certamente, l'episodio degli hacker ai distributori di sigarette rimarrà nella memoria collettiva come un esempio di protesta creativa e di lotta per i diritti dei cittadini.








Che cos’è la bolla dei tulipani?

La bolla dei tulipani è conosciuta nel mondo della finanza come la prima celebre bolla speculativa, legata, come lascia intendere il nome, al mercato dei tulipani.

Con la definizione bolla speculativa si fa riferimento ad una fase di mercato di un bene, nella quale è possibile osservare inizialmente un aumento esponenziale dei prezzi a causa di una crescente domanda che supera notevolmente l’offerta, a cui segue una fase di scoppio o discesa che riporta ai valori più conosciuti o iniziali.

La storia della bolla dei tulipani

Siamo in Olanda, precisamente nella seconda metà del 1500, in questo periodo iniziò la diffusione dei tulipani che venivano importati dalla Turchia ed esportati in tutta Europa.

Le varietà più rare ben presto divennero molto richieste soprattutto dalle famiglie nobili che le consideravano un bene di lusso, status symbol della ricchezza.

Questa crescente domanda fu il punto di inizio di un’ideologia comune che individuava nel tulipano un investimento sicuro. L’aumento della richiesta provocò così un naturale innalzamento dei prezzi dei fiori, fino a raggiungere prezzi a dir poco esorbitanti.

Per rendere l’idea basti pensare che a quei tempi lo stipendio medio annuale era di circa 150 fiorini e che il prezzo medio di un bulbo arrivò oltre i 200 fiorini con alcuni picchi fin sopra i 6000. Stiamo parlando di numeri spropositati, oltre 40 volte lo stipendio medio annuale. Per questo le persone, spinte dal desiderio di guadagno, iniziarono ad indebitarsi pur di acquistare tulipani. Si barattavano case, animali e terreni, tutto in cambio di un fiore stagionale.

Un cronista di quei tempi scrisse che al prezzo di 3000 fiorini si potevano ottenere: 8 maiali grassi, 4 buoi grassi, 12 pecore grasse, 48 ton. di segale, 24 ton. di grano, 2 botti di vino e molto altro ancora. Eppure in molti preferivano il bulbo di tulipano.

L’esportazione che veniva fatta di questi fiori in tutta Europa alimentava la diffusione e la convinzione dell’affare. La crescita euforica del prezzo avvenne molto rapidamente, a cavallo tra il 1636 e il 1637. Questi 2 fattori, periodo ridotto e prezzi impazziti, furono il primo campanello d’allarme della bolla in atto.

I coltivatori, per soddisfare la mole incredibile di richieste, arrivarono a sviluppare un mercato parallelo fatto di contratti ante-produzione. Sostanzialmente veniva venduto il diritto di proprietà sul singolo bulbo di tulipano, non ancora fiorito. Uno strumento finanziario molto simile ai più attuali futures. In quegli anni, ogni famiglia nobile voleva possedere dei bulbi, in quanto segno inconfutabile di distacco sociale.

Il 5 febbraio 1637, durante l’asta di Alkmaar, furono venduti dei lotti di bulbi al prezzo di 90.000 fiorini (circa 5 milioni di euro), ogni bulbo aveva raggiunto un prezzo pari al reddito medio di un operaio in un anno e mezzo. Fu il culmine di questa folle crescita.

Nei giorni successivi un’asta ad Haarlem andò completamente deserta e  questa fu la goccia che fece traboccare il vaso. Improvvisamente in Olanda scoppiò il panico di massa, la domanda calò repentinamente e i prezzi precipitarono.

Come riconoscere una bolla speculativa e come comportarsi

Esiste un detto a Wall Street: “Quando anche l’ultimo dei lustrascarpe in strada ti parla di un determinato strumento finanziario, quello è il momento giusto per vendere”.

Tuo zio ti ha consigliato un investimento irripetibile? Ne senti parlare dal parrucchiere o al panificio? Allora è troppo tardi, volta i tacchi. Te lo ripeto: Quando un prodotto finanziario viene raggiunto dalla massa significa che si è raggiunto, o si sta per raggiungere il culmine massimo della bolla. Stanne alla larga!

Cosa fare in questa situazione?

Se sei già entrato a mercato e senti tutti parlare di questo trend, beh… il consiglio da amico è quello di lasciare andare la posizione, anche in maniera scaglionata. Siamo sulla cima della bolla, è giusto liquidare la posizione e goderne i frutti.

Se invece non sei ancora entrato il consiglio è quello di stare fermo, il treno è già passato e per questo asset è ormai troppo tardi. Non farti prendere dall’ansia del “mancato affare”.

Perché Piero Angela non ha mai preso una laurea

 Giorgia Bonamoneta

 14/08/2022

 15/08/2022 - 10:56


Piero Angela è un simbolo di cultura e di amore per la divulgazione, ma non ha mai conseguito una laurea. Ci spiegò il perché.

Perché Piero Angela non ha mai preso una laurea

Il 13 agosto 2022 Piero Angela ha lasciato il suo compito di divulgatore, dopo aver accompagnato generazioni di italiani alla scoperta della realtà e delle curiosità di questo mondo. La capacità di Piero Angela di raccontare e incuriosire gli spettatori è diventata una vera e propria istituzione, tanto che è difficile immaginare che un uomo di cultura come Piero Angela non abbia mai preso una laurea. Lui stesso confermò che seppur non fosse mai stato bocciato, semplicemente non gli interessava, poiché gli insegnanti erano noiosi. Proprio l’istituzione scolastica mediocre lo spinse a creare un modo di fare divulgazione più coinvolgente e interessante.


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È proprio dalla delusione scolastica che nasce quindi il grande impegno per la divulgazione scientifica e soprattutto la divulgazione scientifica attraverso la televisione, uno strumento che fin dall’inizio Piero Angela ha utilizzato in maniera innovativa e sempre trovando un pubblico accogliente. Esempio di immensa cultura, di eccellenza italiana e senza una laurea. Ecco perché Piero Angela non si è mai laureato, ma ha comunque collezionato 12 lauree honoris causa, oltre alla medaglia d’oro della cultura italiana.


Piero Angela non si è mai laureato

Piero Angela non ha mai nascosto di non aver raggiunto l’ultima tappa del percorso d’istruzione prendendo una laurea. Durante un’intervista al Giornale, discutendo di scuola e studi, Angela confermò di non aver mai conseguito la laurea. I motivi sono legati al modo nel quale si insegnava nelle scuole. Disse infatti che, seppur non l’avessero mai bocciato, non gli interessava. “Insegnavano male, in modo noioso, pedante”, riportò al giornale.

La passione per la divulgazione per molte persone inizia proprio dopo aver frequentato la scuola e grazie all’incontro con insegnanti capaci di stimolare la curiosità. Per Piero Angela non fu così, ma anzi letteralmente l’opposto. “Credo che la mia vocazione a fare divulgazione sia nata proprio da quel disagio che provavo a lezione”, spiegò Piero Angela.

Angela non si laureò mai, ma si iscrisse all’università. Iniziò il percorso al Politecnico di Torino, ma lasciò gli studi una volta ottenuto il posto alla Rai. “Non mi sono mai laureato, forse normale. La scuola ha tanti meriti, ma dipende molto dei professori che si hanno”, ha continuato Angela nell’intervista.

Piero Angela non è laureato, ma aveva delle lauree: per la precisione 12 lauree honoris causa

Anche se Piero Angela non ha mai raggiunto la laurea nel percorso che aveva deciso di intraprendere prima lavorare in Rai, nel corso della sua lunga carriera di divulgazione gli sono state riconosciute diverse lauree honoris causa.

Ecco la lista di tutte le lauree honoris causa che Piero Angela ha ricevuto:

  • Laurea honoris causa in Scienze Naturali all’ Università degli Studi di Camerino, 26 gennaio 1988;
  • Laurea honoris causa in Biologia, all’Università degli Studi di Ferrara, 15 febbraio 1992;
  • Medaglia d’oro dell’Ordine della Minerva all’Università degli Studi Gabriele d’Annunzio, 24 gennaio 1998;
  • Laurea honoris causa in Scienze Biologiche all’Università degli Studi di Palermo, 30 giugno 2001;
  • Laurea honoris causa in Fisica all’Università degli Studi di Torino, 23 giugno 2003;
  • Laurea honoris causa in Medicina Veterinaria all’Università degli Studi di Bari, 18 novembre 2004;
  • Laurea honoris causa in Scienza e tecnologia dei materiali all’Università degli Studi di Roma Tor Vergata, 5 aprile 2016;
  • Laurea honoris causa in Biologia Applicata e Medicina Sperimentale all’Università degli Studi di Messina, 24 novembre 2017;
  • Laurea honoris causa in Scienza e tecnica della Comunicazione, con la motivazione: “Per il suo contributo alla nascita e al successo del documentario scientifico televisivo, e alla creazione di un linguaggio accattivante e allo stesso tempo rigoroso per spiegare al grande pubblico i temi complessi della scienza e della tecnologia” all’Università degli Studi di Siena, 15 giugno 2019;
  • Laurea honoris causa all’American University of Rome;
  • Laurea honoris causa in Pianoforte all’Accademia Pianistica Internazionale Incontri col Maestro a Imola.

MAX FELICITAS VINCE LA SCOMMESSA DEL CORSIVO ?

 


Le richieste sui canali Telegram e social  per vederli lavorare insieme stanno aumentando ogni giorno a vista d'occhio.

Ma chi sono?


Max Felicitas è il suo nome d’arte, ma conoscete quello vero? All’anagrafe Edoardo Barbares, classe 1992 e data di nascita 28 gennaio, è del segno dell’Acquario e… ha una vita di fuoco!

Originario di Codroipo, ha sempre avuto una naturale inclinazione per il canto e il ballo. Un passato da “secchione”, eredità ‘estetica’ impressa nel suo aspetto da nerd, ha conseguito la maturità scientifica dopo un percorso di studi brillante.

Si è iscritto in Economia aziendale ma, al secondo anno della sua carriera universitaria, ha virato su altri interessi… tra cui quello per la movida notturna, finendo per lavorare come cubista e spogliarellista (ha collaborato anche con i celebri ‘Centocelle Nightmare’).

Elisa Esposito è diventata famosa sul web per i suoi video in cui parla in corsivo. Nonostante questo, non ci sono molte informazioni su di lei: sappiamo che la ragazza è nata il 24 luglio del 2002 e sta per compiere 20 anni. Non sappiamo dove sia nata, ma presumibilmente a Milano o nella sua provincia.


Cosa significa parlare in corsivo?

Su TikTok sta spopolando un video in cui una ragazza dà lezioni su come parlare in corsivo; se vi state chiedendo cosa significhi, sappiate che non siete gli unici! Questo nuovo trend consiste, fondamentalmente, nell’adottare una nuova e particolare cadenza milanese. Di esempi è ormai pieno il web, ma qui ve ne riportiamo qualcuno:

Ceh amïo ma tuttuœ bënê?

“Amïo” in questo caso, sta per “amo” o “amore”. L’accento è riuscito a spopolare sul web e non solo: sembra, infatti, che il fenomeno in questione abbia raggiunto molte altre città italiane. Secondo alcuni, però, il corsivo più popolare non sarebbe affatto milanese, bensì marchigiano e ideato da Giulia Caselli, una nota tiktoker.



Proprio questo modo di parlare , unito alla bellezza e la sensualità da intellettuale della ragazza, che farebbe impazzire molti ragazzi italiani.


Chi sa se ...Max Vincerà la scommessa anche questa volta?








Iscritta all’Università da 18 anni senza ottenere la laurea: il padre ottiene stop all’assegno di mantenimento

 

La figlia ha 36 anni e da quando ne aveva 18 è iscritta alla facoltà di Medicina senza riuscire a laurearsi. Il padre ritiene che sia arrivato il momento di non versarle più l’assegno mensile.

Il presidente del Tribunale gli dà torto e conferma l’accordo fatto al momento della separazione, ma il giudice Carla Hubler, nel corso del processo del processo civile avviato con l’istanza di divorzio, sospende con un’ordinanza l’assegno di contributo al mantenimento della figlia.

“Tenuto conto dell’età della figlia, del tempo trascorso dall’iscrizione all’università, dal tenore della documentazione sul percorso e sullo stato di avanzamento degli studi, va «sospeso l’assegno di contributo al mantenimento della figlia in ragione del principio di autoresponsabilità, atteso che è già trascorso quantomeno il doppio del tempo previsto per il corso di laurea”, si legge sul Corriere del Mezzogiorno.

La figlia, che si è iscritta all’università nel lontano 2006, ha ricevuto fino a oggi 300 euro al mese. Benché più volte abbia detto di essere vicina alla laurea, il traguardo non è mai stato raggiunto.

La 36enne si è giustificata dicendo di non essere finora riuscita a conseguire la laurea in quanto depressa. I legali del bancario hanno anche contestato l’autenticità del libretto universitario.  La figlia, alla quale il padre ha donato anni fa un appartamento del valore di circa 300mila euro, non ha mai neppure cercato un lavoro.