Renzi: «Entro mercoledì Jobs Act e fondi scuola»
Il premier annuncia che tra una settimana saranno illustrati, in una "corposa conferenza stampa", i dettagli del Jobs act, le misure per la scuola e il piano casa. Si deve agire in fretta e con "provvedimenti choc" "o sprecheremo la ripresa"
Jobs act, misure per la scuola e piano casa "sono pronti". Il premier Matteo Renzi, a Sirascusa per incontrare i sindaci e gli alunni di una scuola elementare, ha annunciato che tra una settimana presenterà le tre riforme. Si deve agire in fretta e con "provvedimenti choc", ha spiegato, "o sprecheremo la ripresa". I dettagli saranno illustrati a Palazzo
Chigi mercoledì prossimo in una "corposa conferenza stampa". Per il momento il presidente del Consiglio si è limitato a dire che per l'edilizia scolastica "ci sono 2 miliardi di euro" che "non sono sufficienti per tutti i Comuni, ma vanno spesi anche per dare un segnale".
E ha sottolineato: "faremo della scuola un luogo di grande bellezza". Le riforme devono essere approvate entro pochi mesi, sicuramente "prima del semestre europeo perché non vogliamo andare in Europa a chiedere, ma a proporre un'idea diversa" ha scandito prima di assicurare ai sindaci del Siracusano che"l'Italia non ha finito il proprio tempo.
Trovo rassegnazione tra molti di voi, ma dobbiamo dire che attraverso il sacrificio di tutti non ce la farà solo il governo Renzi, ce la fa l'Italia
Jobs act, misure per la scuola e piano casa "sono pronti". Il premier Matteo Renzi, a Sirascusa per incontrare i sindaci e gli alunni di una scuola elementare, ha annunciato che tra una settimana presenterà le tre riforme. Si deve agire in fretta e con "provvedimenti choc", ha spiegato, "o sprecheremo la ripresa". I dettagli saranno illustrati a Palazzo
Chigi mercoledì prossimo in una "corposa conferenza stampa". Per il momento il presidente del Consiglio si è limitato a dire che per l'edilizia scolastica "ci sono 2 miliardi di euro" che "non sono sufficienti per tutti i Comuni, ma vanno spesi anche per dare un segnale".
E ha sottolineato: "faremo della scuola un luogo di grande bellezza". Le riforme devono essere approvate entro pochi mesi, sicuramente "prima del semestre europeo perché non vogliamo andare in Europa a chiedere, ma a proporre un'idea diversa" ha scandito prima di assicurare ai sindaci del Siracusano che"l'Italia non ha finito il proprio tempo.
Trovo rassegnazione tra molti di voi, ma dobbiamo dire che attraverso il sacrificio di tutti non ce la farà solo il governo Renzi, ce la fa l'Italia
Al governo e tutti indagati: rischiano 4 sottosegretari Pd
Dopo il caso Gentile le grane per Renzi non sono finite. Ora Grillo e Sel chiedono le dimissioni di Barracciu, Del Basso de Caro, De Filippo e Bubbico. E la Bindi chiede la testa di Lupi
È la banda dei quattro. Tutti indagati. Tutti del Pd. Tutti con la poltrona (governativa) che scotta. Sono Francesca Barracciu, accusata di peculato nell'ambito dell'inchiesta della Procura di Cagliari sull'utilizzo dei fondi destinati ai gruppi del consiglio regionale sardo, che a causa di questa vicenduola fu convinta a ritirarsi dalla corsa per la presidenza della Regione Sardegna da Renzi, che l'ha ricompensata con la poltrona di sottosegretario ai Beni culturali.
Umberto Del Basso de Caro, da pochi giorni sottosegretario al ministero dei Trasporti e delle infrastrutture malgrado sulla sua testa penda un'indagine della procura di Napoli per i rimborsi non rendicontati del Consiglio regionale campano. Vito De Filippo, premiato con la poltrona di sottosegretario alla Salute malgrado sia anche lui coinvolto nel filone lucano di Rimborsopoli. E Filippo Bubbico, indagato per abuso d'ufficio ma riconfermato viceministro dell'Interno.
«Quattro indagati per me posson bastare...», canticchia Beppe Grillo, che chiede le dimissioni dei (poco) magnifici quattro sulla scia dell'addio di Antonio Gentile. Non Grillo ma una sua senatrice, Daniela Donno, aggiunge alla lista un quinto nome, quello del presidente della commissione Agricoltura del Senato Roberto Formigoni, che si dovrebbe dimettere come «atto dovuto per rispetto delle istituzioni dopo il rinvio a giudizio per associazione per delinquere e corruzione nel caso Maugeri». Ai 5 Stelle si unisce Claudio Fava, vicepresidente della Commissione nazionale antimafia in quota Sel, che (in prosa) chiede le dimissioni dei membri del governo: «Mi sembra grave la distrazione con cui Renzi ha messo in piedi questa squadra senza avvertire prima i margini di rischio forte che c'erano su alcuni. Non abbiamo votato la fiducia, ma abbiamo suggerito a Renzi di fare seguire i fatti agli annunci rumorosi che ha fatto. E un primo passo dovrebbe essere un cambio di passo dal punto di vista etico su un esecutivo»
È la banda dei quattro. Tutti indagati. Tutti del Pd. Tutti con la poltrona (governativa) che scotta. Sono Francesca Barracciu, accusata di peculato nell'ambito dell'inchiesta della Procura di Cagliari sull'utilizzo dei fondi destinati ai gruppi del consiglio regionale sardo, che a causa di questa vicenduola fu convinta a ritirarsi dalla corsa per la presidenza della Regione Sardegna da Renzi, che l'ha ricompensata con la poltrona di sottosegretario ai Beni culturali.
Umberto Del Basso de Caro, da pochi giorni sottosegretario al ministero dei Trasporti e delle infrastrutture malgrado sulla sua testa penda un'indagine della procura di Napoli per i rimborsi non rendicontati del Consiglio regionale campano. Vito De Filippo, premiato con la poltrona di sottosegretario alla Salute malgrado sia anche lui coinvolto nel filone lucano di Rimborsopoli. E Filippo Bubbico, indagato per abuso d'ufficio ma riconfermato viceministro dell'Interno.
«Quattro indagati per me posson bastare...», canticchia Beppe Grillo, che chiede le dimissioni dei (poco) magnifici quattro sulla scia dell'addio di Antonio Gentile. Non Grillo ma una sua senatrice, Daniela Donno, aggiunge alla lista un quinto nome, quello del presidente della commissione Agricoltura del Senato Roberto Formigoni, che si dovrebbe dimettere come «atto dovuto per rispetto delle istituzioni dopo il rinvio a giudizio per associazione per delinquere e corruzione nel caso Maugeri». Ai 5 Stelle si unisce Claudio Fava, vicepresidente della Commissione nazionale antimafia in quota Sel, che (in prosa) chiede le dimissioni dei membri del governo: «Mi sembra grave la distrazione con cui Renzi ha messo in piedi questa squadra senza avvertire prima i margini di rischio forte che c'erano su alcuni. Non abbiamo votato la fiducia, ma abbiamo suggerito a Renzi di fare seguire i fatti agli annunci rumorosi che ha fatto. E un primo passo dovrebbe essere un cambio di passo dal punto di vista etico su un esecutivo»
Riforma pensioni 2014, ultime notizie: anticipate e esodati? Silenzio del governo Renzi
In molti hanno notato che nel discorso attraverso il quale Matteo Renzi ha presentato la sua proposta di governo per il 2014 al Senato e alla Camera dei Deputati, il nuovo primo ministro ha evitato di parlare della tanto attesa riforma delle pensioniper contenere le irrazionalità contenute nella legge Fornero. Uno dei temi più dibattuti in questi ultimi mesi riguarda i cosiddettiesodati di cui non si è fatta ancora menzione. Cosa è lecito attendersi allora dal governo Renzi?
Intanto, e va sottolineato, per quanto riguarda la materia della riforma delle pensioni per questo 2014, gli esodati tenderanno a crescere. Già in un comunicato di qualche mese fa, Guglielmo Epifani aveva parlato del problema esodati anche dal punto di vista di coloro che lo diventeranno nel 2014, i cosiddetti "esodandi". Insomma, se non lo si affronta presto, il problema degli esodati rischia di divenire ingestibile
Riforma elettorale, c'è l'ok di Berlusconi: Italicum solo alla Camera
Dopo il vertice di Palazzo Grazioli il Cavaliere ribadisce piena collaborazione sulla legge elettorale e una chiara opposizione sui temi economici e sociali, "a partire dalla necessaria riduzione della pressione fiscale e del peso dello Stato, ci rende naturalmente alternativi alla sinistra"
Il dado è tratto: Berlusconi conferma di voler andare avanti rispetto all'accordo sulle riforme raggiunto alcune settimane fa con il leader del Pd, Matteo Renzi.
"Confermiamo integralmente l’accordo pubblicamente realizzato, senza alcun patto segreto, come maliziosamente insinuato da alcuni organi di stampa". Accordo confermato anche dal premier Matteo Renzi che, in una conferenza stampa a Tunisi, ha ribadito l'importanza di avere un vincitore certo: "E questo è garantito dall’ Italicum. Il fatto che il Senato abbia o meno una propria legge elettorale è secondario, perché il Senato verrà abolito".
In una nota il Cavaliere spiega: "Prendiamo atto con grave disappunto della difficoltà del Presidente del Consiglio di garantire il sostegno della sua maggioranza agli accordi pubblicamente realizzati. Come ulteriore atto di collaborazione, nell'interesse del Paese, Forza Italia è pronta a un percorso riformatore verso un limpido bipolarismo e un ammodernamento dell'assetto istituzionale, manifestiamo la nostra disponibilità ad una soluzione ragionevole che, nel disegnare la nuova legge elettorale, ne limiti l'efficacia alla sola Camera dei Deputati, accettando lo spirito dell'emendamento 2.3". In pratica Berlusconi dice sì alla bozza di riforma che prevede l'Italicum solo per la Camera