Il carcere per avere violato dei sigilli in Val Susa è troppo. Invece chi picchia e devasta resta impunito
Non dite che mi fa velo l'amicizia o la simpatia: Beppe Grillo non l'ho mai incontrato, non gli ho mai parlato
Ovvio: lo conosco, ma solo di fama. Eppure la notizia che al leader del Movimento 5 stelle sono stati inflitti quattro mesi di carcere, mi ha sconvolto. Non mi sembra che abbia commesso un reato meritevole di una pena tanto severa, aggiungerei incongrua. In fondo si è trattato d'una violazione di sigilli. Che in qualche caso forse può essere un atto grave, ma nella fattispecie è una bagattella o poco più.
In fondo Grillo si è limitato a entrare di sfroso in una catapecchia, pomposamente definita baita, sequestrata in quanto luogo di riferimento dei cosiddetti No Tav, coloro i quali contestano il treno veloce, spesso in modo inurbano, secondo qualcuno ai limiti del terrorismo. D'accordo, diamo per buona la versione peggiore. Ma Grillo non ha picchiato, non ha sfasciato, non ha demolito, non ha fornito dinamite ai contestatori della ferrovia che dovrebbe attraversare la Valsusa: ha tolto dei sigilli a una baracca. Capirai che delitto.
Non ce la faccio a reprimere l'indignazione. Il guru pentastellato sarà quel che sarà, non piacerà a tutti, ma ciò non è un buon motivo per rifilargli quattro mesi di galera. È inammissibile. Uno scandalo che autorizza il condannato e i suoi proseliti a gridare alla persecuzione di stampo politico. Mi domando perché in Italia qualsiasi gesto illecito, fuori registro, debba essere punito con la prigione
Tutti in galera in un Paese che ha poche galere e anche quelle poche sono brutte, sporche, incivili e sovraffollate
Un controsenso che la politica, compresa quella di Grillo, non ha mai seriamente affrontato
Tutti in galera in un Paese che ha poche galere e anche quelle poche sono brutte, sporche, incivili e sovraffollate
Un controsenso che la politica, compresa quella di Grillo, non ha mai seriamente affrontato