Negli Stati Uniti, le deportazioni legate ai reati di droga sono in aumento, con migliaia di persone espulse ogni anno. Un numero impressionante di queste deportazioni riguarda reati che, in molti stati, non sono più considerati illegali. Human Rights Watch evidenzia come questa situazione stia causando danni devastanti alle famiglie e alle comunità, soprattutto in un contesto in cui la guerra alla droga continua a distruggere le vite delle persone più vulnerabili, mentre le morti per overdose aumentano e le sostanze stupefacenti diventano sempre più potenti e disponibili.
L'inadeguatezza delle leggi federali: un impatto devastante sulle comunità di immigrati
Un nuovo rapporto di Human Rights Watch, intitolato "Disrupt and Vilify", denuncia la difficoltà di riformare la legge federale sull'immigrazione, che continua a produrre deportazioni massicce, separando famiglie, destabilizzando comunità e interrompendo la vita di persone che sono ben radicate negli Stati Uniti. Le leggi federali sull'immigrazione continuano a considerare il possesso di marijuana, anche se legale in alcuni stati, come motivo valido per l'espulsione di immigrati. Questo crea una contraddizione in cui una persona può essere legalmente autorizzata a possedere marijuana in uno stato, ma può essere deportata per lo stesso atto in base alla legge federale.
Le deportazioni e il loro vero scopo
Tra il 2002 e il 2020, circa 500.000 persone sono state deportate per reati legati alla droga, una cifra che evidenzia l'ampiezza del problema. I gruppi come la Drug Policy Alliance (DPA) affermano che l’interazione tra la guerra alla droga e la macchina della deportazione negli Stati Uniti ha un impatto devastante sulle persone non cittadine, che vengono punite per attività che, in alcuni stati, sono legali. Come sottolineato da Maritza Perez Medina, direttrice degli affari federali della DPA, "questo rapporto mette in evidenza come le leggi federali punitive sulle droghe separano le famiglie, destabilizzano le comunità e terrorizzano i non cittadini, tutto mentre le morti per overdose aumentano e le droghe diventano più potenti e più facilmente reperibili".
Le testimonianze di chi è stato colpito dalle deportazioni
Le storie delle persone deportate raccontano il dramma di una politica che separa famiglie e distrugge comunità. Human Rights Watch e la Drug Policy Alliance hanno intervistato 42 persone colpite dalle deportazioni, tra cui immigrati, famiglie e avvocati. Inoltre, analizzando i dati del governo federale dal 2002 al 2020, è emerso che 500.000 persone sono state espulse per reati legati alla droga, una cifra che mostra quanto questa pratica sia diventata una costante nel panorama migratorio statunitense.
Un rapporto che mette in luce l’inefficacia delle politiche di deportazione
Un rapporto precedente aveva già rivelato che tra il 2002 e il 2012, circa 260.000 persone erano state deportate per reati legati alla droga. Questo nuovo studio aggiorna il dato, rivelando altre 240.000 deportazioni tra il 2013 e il 2020. Ciò significa che circa una deportazione su cinque riguardava immigrati con condanne penali per reati legati alla droga. Nonostante queste deportazioni massicce, il numero di overdose negli Stati Uniti è aumentato drammaticamente, mettendo in evidenza l’inefficacia delle politiche di deportazione e il fallimento dell'approccio repressivo che demonizza gli immigrati in relazione alla droga.
Conclusione: La necessità di una riforma urgente
Human Rights Watch e la Drug Policy Alliance fanno appello al governo degli Stati Uniti affinché riveda la legislazione federale per allinearla con le attuali riforme statali sulla politica delle droghe. Solo così sarà possibile porre fine alla sofferenza umana inflitta in nome della guerra alla droga, evitando ulteriori danni alle famiglie e alle comunità. L’urgente necessità di riformare le leggi sull'immigrazione è evidente, e questo rapporto serve da monito per ripensare le politiche di deportazione, che continuano a colpire persone già vulnerabili in modo ingiusto e devastante.