Partita IVA da traduttore: come aprire e quanto costa?
Se hai cliccato su questo articolo, probabilmente stai pensando di aprire Partita IVA come traduttore e vorresti capire bene come funziona la libera professione. Niente paura: qui troverai tutte le risposte che cerchi!
Ti spiegheremo come si apre una Partita IVA da traduttore, quali costi iniziali dovrai affrontare e quali adempimenti dovrai svolgere per cominciare la tua nuova attività. Potrai scoprire, inoltre, come risparmiare sulle tasse e sui costi di gestione, scegliendo un regime fiscale vantaggioso e adatto alle tue esigenze!
Partita IVA come traduttore: come aprire?
Come si apre una Partita IVA da traduttore? Per prima cosa, oggi non occorre più recarsi di persona negli uffici dell’Agenzia delle Entrate, poiché esiste una comoda procedura online a rendere tutto più rapido. Tuttavia, è sempre consigliabile farsi assistere da un consulente fiscale, poiché è facile commettere errori, specialmente se non si ha familiarità con questo genere di adempimenti. Una buona soluzione, per risparmiare tempo, stress e denaro, senza costi aggiuntivi, si occuperà dell’apertura della tua Partita IVA da traduttore e ti consiglierà nelle decisioni più importanti: dalla scelta del Codice ATECO al regime fiscale da utilizzare.
Regime fiscale per i traduttori: quale scegliere?
In Italia esistono attualmente tre regimi fiscali differenti: ordinario, semplificato e forfettario. Quest’ultimo rappresenta oggi la miglior opzione per i professionisti (e per le ditte individuali) che producono un fatturato non superiore a 65.000 euro e, in generale, per chiunque voglia avviare una nuova attività e pagare poche tasse.
Se decidi di aprire Partita IVA come traduttore e adottare il regime forfettario, infatti, puoi pagare una sola imposta sostitutiva – al posto dei normali tributi – con aliquota al 15% sul reddito imponibile. Che, nel tuo caso, corrisponde al 78% del fatturato complessivo (dunque, su 10.000 euro, la tassazione si applica solo su 7.800 euro).
In più, se rientri nei requisiti previsti per le start-up, l’aliquota scende al 5% per i tuoi primi cinque anni.
Andando avanti con gli altri vantaggi, sappi che i traduttori forfettari operano in franchigia IVA e, dunque, possono offrire tariffe più basse del 22%, vincendo così facilmente la concorrenza, sia online che offline. Vengono meno anche tutti gli adempimenti relativi all’IVA, come la presentazione della dichiarazione annuale e trimestrale.
I forfettari sono esonerati anche dall’uso delle fatture elettroniche, dalla tenuta della contabilità (basta, infatti, conservare le fatture e numerarle in ordine progressivo), da esterometro, spesometro e studi di settore.
Tuttavia, per mantenere nel tempo questo regime, non possono superare i limiti relativi a:
ricavi e compensi → max 65.000 euro/anno
redditi da lavoro dipendente e assimilati → max 30.000 euro/anno
spese per compensi di impiegati e collaboratori → max 20.000 euro/anno
Chi non può accedere al regime forfettario?
Purtroppo non è sufficiente esibire (o prevedere, se si tratta del primo anno) un reddito inferiore a 65.000 euro per poter usufruire del regime forfettario. La legislazione ha imposto, infatti, l’esclusione per i seguenti soggetti:
chi si avvale di regimi speciali ai fini IVA o di regimi forfettari di determinazione del reddito;
residenti all’estero, fatta eccezione per coloro che risiedono in uno degli Stati UE o in uno Stato aderente all’Accordo sullo Spazio economico europeo e che producono in Italia almeno il 75% del proprio reddito;
coloro che, in via esclusiva o prevalente, effettuano operazioni di cessione di fabbricati o porzioni di fabbricato, di terreni edificabili o di mezzi di trasporto nuovi;
gli esercenti attività d’impresa, arti o professioni che contemporaneamente partecipano a società di persone, associazioni professionali o imprese familiari, oppure che controllano direttamente o indirettamente società a responsabilità limitata o associazioni in partecipazione, le quali esercitano attività economiche che risultano direttamente o indirettamente riconducibili a quelle svolte tramite la Partita IVA individuale;
i soggetti che esercitano prevalentemente nei confronti di datori di lavoro, con i quali sono in corso rapporti di lavoro o erano intercorsi rapporti di lavoro nei due precedenti periodi d’imposta, oppure nei confronti di soggetti direttamente o indirettamente riconducibili a tali datori di lavoro, tranne per chi inizia una nuova attività dopo aver svolto il periodo di pratica obbligatoria ai fini dell’esercizio di arti o professioni;
coloro che nell’anno precedente hanno percepito redditi di lavoro dipendente e/o assimilati di importo superiore a 30.000 euro, a meno che il rapporto di lavoro dipendente sia cessato nell’anno precedente.
Contributi previdenziali per il traduttore freelance
Un ultimo aspetto da trattare, a proposito della Partita IVA da traduttore, è la previdenza sociale. Come libero professionista, infatti, sarai tenuto a provvedere non solo alle imposte, ma anche ai tuoi contributi previdenziali.
I traduttori però non hanno una Cassa specifica – come la Cassa Forense per gli avvocati – e pertanto vanno a confluire, insieme a tante altre professioni ancora prive di regolamentazione, nella Gestione Separata INPS.
L’ammontare dei contributi, sulla base delle aliquote vigenti, è pari al 25,72% del reddito imponibile (che, a sua volta, corrisponde al 78% del fatturato complessivo). Ad esempio, su un fatturato di 10.000 euro, l’importo da versare è 2.006 euro. Su un fatturato di 20.000 euro, si sale invece a 4.012 euro, e così via.